Come è nato ‘domani’

 

Questa lettera di Maggi Lidchi Grassi ai lettori di ‘domani’ è

stata pubblicata sul numero di Novembre 2005 della rivista

 

Nata (l'ing. Alberto Grassi, a destra) con lo scrittore Scanziani nel giardino dove è nato 'domani'

Il messaggio della Madre agli Italiani

La casa dell'Ashram di Pondicherry dove

Nata e Maggi abitavano e sede di 'domani' per molti anni

 

‘domani’ è nato nel piccolo giardino della casa dell’Ashram dove abitavo con Nata, l’ingegnere fiorentino che approdò all’Ashram nel 1963, il primo e unico italiano accettato dalla Madre come ashramita fino a quell’anno e per molti anni che seguirono. A Nata venne l’urgenza di condividere con i suoi connazionali il tesoro che aveva trovato in Sri Aurobindo e nella Madre, voleva diffondere tra di loro la buona novella di un mondo in evoluzione, e mi chiese se lo avrei aiutato con la mia esperienza nel campo dell’editoria. A dire il vero nessuna esperienza editoriale o di qualsiasi altro tipo sarebbe stata necessaria perché l’essenziale c’era, eccome: c’era l’appoggio entusiastico della Madre che mise subito a disposizione della nostra impresa un piccolo dipartimento della scuola dell’Ashram, in altre parole la giovane ashramita che batteva al ciclostile le lezioni che sarebbero state distribuite agli allievi, e che a prima vista non apparve come una grande acquisizione e un grande aiuto poiché non conosceva una parola di italiano. Ma erano altre le cose che mancavano, in questo caso sì essenziali e di capitale importanza: mancava un elenco di potenziali lettori a cui mandare l’ipotetica pubblicazione e poi mancava il denaro per avviare l’impresa.
Per tanti dei lettori del ‘domani’ che vengono all’Ashram e ad Auroville (che a quell’epoca non esisteva se non nei Progetti divini) è forse difficile immaginare l’Ashram di Sri Aurobindo a Pondicherry con un solo italiano. “Era l’ora prima del risveglio degli dèi…” di un Savitri all’italiana, per altro ancora non tradotto, in un periodo in cui era appena stato pubblicato in francese ‘Sri Aurobindo, l’avventura della coscienza’ di Satprem. Era un periodo in cui nessun libro di Sri Aurobindo e della Madre era stato tradotto in italiano, e all’Ashram non arrivava nessun turista o pellegrino dall’Italia.
Il problema della dattilografa fu istantaneamente risolto dall’entusiasmo ‘ashramitico’ che sempre pervadeva coloro che rispondevano alle richieste della Madre: fu Nata che, dopo aver tradotto i testi prescelti, li batté a macchina sulla vecchia portatile che era venuta con me dal Sud-Africa. Non fu facile: la macchina aveva la tastiera inglese, senza accenti. Poi la stessa macchina passò nelle mani di Namita, così si chiamava la nostra aiutante, che provvide a battere la matrice per il ciclostile, miracolo!!! senza alcun errore, nonostante, come abbiamo detto, non conoscesse una parola di italiano. Dopodiché, sempre Namita, ciclostilò. Rimaneva da trovare a chi mandare quei due primi fogli ciclostilati su carta gialla (all’inizio erano solo due). Ad amici? A parenti? Io in Italia non conoscevo nessuno, Nata gli amici li aveva persi di vista da tempo, da quando si era trasferito prima in Venezuela e poi in Guatemala per lavoro, però gli venne di scrivere a Piero Scanziani del quale aveva letto ‘L’avventura dell’uomo’ in cui menzionava Sri Aurobindo. Fu Piero a mandargli un primo breve elenco di nomi, e da lì la cosa si mosse, il progetto prese corpo e l’attrezzatura anche; i fogli divennero tre, e poi quattro, e poi vari fogli che dal 1965 in poi vennero battuti con la Olivetti, fornita di accenti, che lo stesso Piero Scanziani aveva portato in India, e ciclostilati con la macchina che era stata acquistata e che troneggiava nella stanza di Nata, in ‘Balcony Street’, ovvero al 22 di Rue Saint Gilles, quella piccola casa che era stata la stalla della grande casa coloniale che sorgeva, e sorge, lì accanto. Erano fogli non ancora battezzati, intendo dire senza nome, comunque il numero degli abbonati crebbe e divenne tale da dover chiedere a chiunque passasse da casa il giorno della spedizione, di aiutarci a mettere i fogli nelle buste.
Poi un giorno quei fogli al ciclostile furono pronti a meritarsi la loro bella copertina, ovviamente di carta a mano fatta dall’Ashram. Fu in quell’occasione che Nata chiese alla Madre un nome per la pubblicazione. Lei rispose istantaneamente, in italiano, e senza pensarci un attimo. Disse: “domani!” Poi prese una penna e, per dar forza alla sua azione, come spesso faceva, lo scrisse in grande su un pezzo di carta. Quindi successe qualcosa che portò quel “domani” a non rimanere da solo sulla copertina: avvenne quella catastrofe che fu l’alluvione di Firenze, e il messaggio che la Madre in quell’occasione stilò per tutti gli italiani: “Sopravvivere e rinnovarsi” venne a costituirne il sottotitolo.
La Madre conosceva un po’ l’italiano, e di quando in quando le piaceva inserire qualche parola o una mezza frase in italiano nella sua conversazione con noi. Un giorno le chiesi come mai, da che cosa le veniva questa conoscenza della nostra lingua; sapevo che aveva visitato l’Italia, ma ci raccontò che da piccola passava le vacanze con una zia, sorella di sua madre, che aveva sposato un console italiano, il marito che le aveva trovato la nonna Ismaul quando questa zia era stata convertita al cattolicesimo dalla cameriera (!)…
Ma per tornare a noi, quello che vorrei riuscire a trasmettere a tutti voi che leggete ‘domani’, è che prima di quel pre-domani al ciclostile soltanto gli italiani che conoscevano bene l’inglese, e per certi libri il francese, potevano venire in contatto con gli scritti di Sri Aurobindo. Tutto divenne più facile quando Nata tradusse ‘Sri Aurobindo, l’avventura della coscienza’ che venne pubblicato dalla Galeati di Imola, ma ciò nulla tolse all’importanza che la Madre dava alla pubblicazione del periodico: una volta ci aveva detto che i due paesi che sentiva più aperti alla Forza erano l’Italia e il Canada. A questo punto ci è chiaro: la Madre amava in modo speciale l’Italia – questa Madre divina e universale nella sua forma umana aveva tutte le sue umane preferenze e non le nascondeva… D’altronde quella stessa Montagna di Samata che è Sri Aurobindo diceva che l’Italia era il Bengala dell’Europa, essendo gli italiani creativi, caldi, poeti come i bengalesi, forse più disordinati, istintivi e diretti proprio come i fratelli d’India, sicuramente come loro generosi, coraggiosi e di cuore aperto, a parte tutto ciò che Egli scrisse a proposito di Garibaldi e Mazzini, nei quali si identificava e ai quali si rifaceva…
Poi un bel giorno – nel ’72, l’anno del Centenario di Sri Aurobindo – si giunse al primo ‘domani’ stampato dalla tipografia. Fu un gran giorno ed una bella festa… che non fece cessare le preoccupazioni e le difficoltà, in un certo senso le acuì. La carta aumentava di prezzo un giorno dopo l’altro con una puntualità inaspettata finché raggiunse una cifra che mai ‘domani’ si sarebbe potuto permettere. I lettori avevano già mandato contributi speciali e non si poteva chieder loro di più. Il dado era tratto ed era impossibile pensare di tornare alla carta gialla, al ciclostile, e ai problemi sempre nuovi che la macchina ciclostile presentava, ai viaggi da Madras, con i tempi e i mezzi dell’India, del tecnico che avrebbe dovuto risolvere i problemi.
Aumentava anche il costo della spedizione… Tutta la questione venne allora posta davanti alla Madre, e quelli di voi che leggono ‘L’Agenda’ sanno che l’Ashram di quegli anni aveva costanti problemi di denaro, e non soltanto per preparare belle ed utili pubblicazioni, ma per il sostentamento giornaliero delle strutture e delle persone che lo componevano. Ma la Madre non volle sentir ragioni, con enfasi disse che ‘domani’ doveva continuare, prese subito carta e penna per spiegare al responsabile della tipografia quale importanza aveva per Lei il nostro trimestrale, e per dirgli di fare un’eccezione, di non aumentare il prezzo della carta. Il fatto è che anche il responsabile della tipografia aveva i suoi problemi di spese e di costi (che alla fine ricadevano sulle spalle della Madre), per cui ritenne di non assecondare la Sua disposizione, e presentò la fattura senza lo sconto richiesto. In altre parole, il responsabile della tipografia non aveva nessuna intenzione di abbassare il prezzo per l’unica rivista destinata a un paese occidentale quando le riviste destinate alle varie regioni dell’India pagavano il prezzo pieno.
Non vedemmo mai la Madre arrabbiata come quella volta. Mai la vedemmo impugnare i braccioli della sua sedia come in quell’occasione, per sollevarsi a metà da essa, Lei che pure era abituata a rispettare le competenze dei vari dipartimenti dell’Ashram e di interferire il meno possibile nelle decisioni prese da chi li dirigeva. Mai la vidi scrivere un altro biglietto deciso e preciso come fece quella volta chiedendo al responsabile della tipografia chi fosse mai a condurre l’Ashram… Il tutto si appianò, specialmente perché il responsabile della tipografia era un devoto buono e sincero, e ‘domani’ ebbe modo di procedere più tranquillamente nella sua missione… che era e continua ad essere quella di avvicinare gli Italiani a Sri Aurobindo e alla Madre.
Devo dire che ha svolto questo compito egregiamente. Per ‘domani’ e per la Madre arrivavano sempre più spesso lettere dall’Italia. Lettere di richiesta di aiuto, lettere di persone che chiedevano consigli, lettere di persone che offrivano collaborazione. Molti arrivarono e divennero subito discepoli fedeli e amici. Alcuni si fermarono e divennero preziosi collaboratori. Sempre più si sentiva parlare italiano nelle strade dell’Ashram e alla mensa - anche se lì avrebbe dovuto vigere il silenzio… Vennero attori, vennero registi, gente del mondo del teatro, poeti. Alla radio e alla televisione italiana si cominciò a parlare di Sri Aurobindo. Sri Aurobindo e la Madre entrarono nella vita di un sempre più grande numero di italiani: e tutto cominciò, mi piace ricordarlo, con quei fogli al ciclostile.
Ecco, cari amici, questo fu solo l’inizio del compito di ‘domani’, che non è finito, che continua in un modo sempre più preciso in questi anni così problematici, in questa vita ogni giorno più complessa, molto più complessa di quella che si viveva quando ‘domani’ iniziò il suo cammino. Il mondo si sta muovendo con una intensità di avvenimenti che possono lasciarci in una crescente perplessità. ‘domani’ da parte sua è ancora qui, vuole continuare ad esserci, senza illudersi di dare chissà quale risposta ai quesiti della vita, ma solo spingerci a guardare oltre le apparenze che la colpiscono e la frenano.
Con questo, cari Amici, vi saluto sapendo di poter contare su di voi perché tutti assieme si possa continuare a portare avanti il compito che la Madre assegnò a ‘domani’.
Vi abbraccio tutti, un po’ dall’Ashram, un po’ da Auroville.


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